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8 febbraio 2011

Opera ad olio : Girasoli

Comunicazione:
Sul mio blog
 http://lavostraarte.blogspot.com
si sta giocando per vincere due splendide opere uniche del maestro MARIO SELLONI di PORTO TORRES)
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Succede  che in arte IL GIRASOLE  sia un pochino snobbato  dagli stessi artisti, ma soprattutto dai critici vari, cosa che invece trova  sempre grande plauso e consenso presso il pubblico visitante, ma che soprattutto compra.
Un soggetto dunque piuttosto sfruttato, ma che piace sempre tantissimo...( le mie tante opere pittoriche raffiguranti i girasoli sono ormai "altrove")...ed allora, periodicamente,  mi ritrovo a rimpiazzare il posto lasciato vuoto dall'opera scelta.
Campagne di girasoli, mai uguali ed anche se il soggetto si ripete... logico.., ogni campagna è diversa dall'altra, i monti sono diversi, le casine pure..insomma mi piace cambiare giustamente il contesto.
Ecco il mio lavoro di questi gionri (terminato ieri) : 




Opera : M'IMMERGO NEL SOLE..DEI GIRASOLI
olio a spatola su tela puro cotone
dim. cm. 60x40 - febbraio 2011


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lettura dell'opera
DOTT. R. ARACRI

MI IMMERGO NEL SOLE. …..DEI GIRASOLI


Carla Colombo interpreta il paesaggio come una emozione e crea spazi di girasoli come pulsioni intime in un rapporto elegiaco con la natura di cui coglie l’aspetto fiabesco senza mai ripetersi nel suo racconto artistico. E questa sua opera dove l’elemento dominante ,i girasoli, sostanziano la tela in un ricamo sottile e finissimo senza appesantire la pittura pur materica per i precisi colpi di spatola, sono la dimostrazione che il suo modo di porsi è sempre nuovo,diverso, originale.
La tela si scompone in un orizzonte lontano e prospettico che trascina dentro il soggetto e il primo piano del prato che inonda col suo pigmento la scena e la illumina di luce e aria.
Paesaggio caro all’artista,conosciuto e riscoperto in una continua immersione che fanno diventare gli angoli della sua Brianza un “non-luogo” e per questo il luogo di tutti, dove le ansie si spengono e la bellezza dell’arte suscita sentimenti di pace e di infinito. Paesaggio quieto,pacato dove anche la malinconia è dolce da assaporare.
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Grazie molte Romeo per la splendida lettura che mi hai regalato.
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Desidero accompagnare questa opera prendendo in prestito tre splendide poesie di grandi poeti
Eugenio Montale,
Jacques Prevert,
Salvatore Quasimodo

Portami il girasole ch'io lo trapianti

Portami il girasole ch'io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l'ansietà del suo volto giallino.

Tendono alla chiarità le cose oscure,
si esauriscono i corpi in un fluire
di tinte: queste in musiche. Svanire
è dunque la ventura delle venture.

Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce.

(Eugenio Montale, Ossi di seppia, 1925)

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(Una pietra
due case
tre ruderi
quattro becchini
un giardino
fiori
un orso lavatore
una dozzina di ostriche un limone un panino
un raggio di sole
un'onda di fondo
sei musicisti i una porta col suo stoino
un signore decorato con la legion d'onore
un altro orso lavatore
uno scultore che scolpisce napolconi
il fìore che viene detto il girasole)

(Jacques Prevert)

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Quasi un madrigale

Il girasole piega a occidente
e già precipita il giorno nel suo
occhio in rovina e l'aria dell'estate
s'addensa e già curva le foglie e il fumo
dei cantieri. S'allontana con scorrere
secco di nubi e stridere di fulmini
quest'ultimo gioco del cielo. Ancora,
e da anni, cara, ci ferma il mutarsi
degli alberi stretti dentro la cerchia
dei Navigli. Ma è sempre il nostro giorno
e sempre quel sole che se ne va
con il filo del suo raggio affettuoso.

Non ho più ricordi, non voglio ricordare;
la memoria risale dalla morte,
la vita è senza fine. Ogni giorno
è nostro. Uno si fermerà per sempre,
e tu con me, quando ci sembri tardi.
Qui sull'argine del canale, i piedi
in altalena, come di fanciulli,
guardiamo l'acqua, i primi rami dentro
il suo colore verde che s'oscura.
E l'uomo che in silenzio s'avvicina
non nasconde un coltello fra le mani,
ma un fiore di geranio.

(Salvatore Quasimodo)